SEE Siciliy Easy Export per l’internazionalizzazione delle imprese Siciliane.

L’11 ed il 12 ottobre Confimprese, nell’ambito del progetto SEE Sicily Easy export, organizza un work Shop destinato alle imprese Siciliane che vogliono esportare. 

La nostra idea di Export per l’internazionalizzazione delle imprese Siciliane è rivolta ad aziende ed imprenditori intraprendenti, con storie e passioni molto significative che, non essendo molto strutturate, rischiano di non potere abbracciare fette di mercato importanti.

Metteremo al loro servizio le nostre relazioni, i nostri rapporti e le nostre convenzioni con istituti bancari e strutture governative che operano nel mondo delle esportazioni per facilitare loro un percorso che senza questo sostegno diventa molto impervio, se non irrealizzabile e velleitario.

Durante i lavori, alla presenza del Ministro Consigliere per l’Economia ed il Commercio dell’ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Mr Li Bin, firmeremo un protocollo con Banca of China rappresentata da Mr. Jiang  Xu  Country Head delle Filiale Italiana link banca of China, Business General Manager della Filiale Italiana, e Mr Zhang Mingwei . 

Banca of China può metter a disposizione tutti gli strumenti finanziari necessari alle operazione di Import /Export, non solo con la Cina. Cliccandi qui si avrà modo di visualizzare una seri di servizi offerti da Banca of China

Nella mattinata affronteremo il tema della moneta virtuale, le possibili conseguenze e l’impatto che questa avrà soprattutto nelle transazioni internazionali. A che punto sono le Banche centrali?  Quando si prevede che questo sistema diventerà realtà?.  

Su questo tema avremo un confronto formativo rivolto alle imprese presenti, che vedrà partecipare, oltre ai predetti rappresentanti di BanK of China, la D.ssa Elisa Sales, Advisor to The Deputy Governor, Banca D’Italia; la D.ssa Silvia Attanasio, responsabile ufficio Innovazione ABI; la D.ssa Rita Camporeale, responsabile ufficio sistemi di pagamento, ABI 

Per migliorare le potenzialità di Export e per l’internazionalizzazione delle imprese Siciliane, durante il work shop, le aziende partecipanti che abbiamo selezionato, incontreranno i rappresentanti dell’ICE Agenzia per la promozione all’estero e dell’internazionalizzazione delle imprese Italiane che è l’organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle nostre imprese sui mercati esteri e che vanta una una diffusa rete di uffici all’estero,e  svolge attività di informazione, assistenza, consulenza, promozione e formazione alle piccole e medie imprese italiane e per affermare le eccellenze del Made in Italy nel mondo. Cliccando qui è possibile vedere la gamma dei servizi offerti da ICE.

Per internazionalizzare occorrono risorse finanziarie e progetti sostenibili. 

La SIMEST è la società del Gruppo CDPche dal 1991 sostiene la crescita delle imprese italiane attraverso l’internazionalizzazione della loro attività. Azionisti sono Cassa Depositi e Prestiti, che la controlla al 76%, e un nutrito gruppo di banche italiane e associazioni imprenditoriali.

SIMEST affianca l’impresa per tutto il ciclo di espansione all’estero, dalla prima valutazione di apertura verso un nuovo mercato, all’espansione attraverso investimenti diretti. Opera attraversofinanziamenti per l’internazionalizzazione, il supporto del credito alle esportazioni e la partecipazione al capitale di imprese.

SIMEST aderisce al network EDFI – European Development Financial Institutions, ed è partner delle principali istituzioni finanziarie mondiali.

Le aziende presenti al work shop avranno la possibilità di presentare la propria azienda ed i propri progetti di massima finalizzati all’esportazione del proprio prodotto, avranno la possibilità di illustrare il proprio progetto e la conseguente possibilità di richiedere il finanziamento necessario alla sua attuazione.

Confimprese Italia ha stipulato con Simest un accordo di programma  che ci permette di poterci interfacciare con questa struttura. https://www.confimpreseitalia.it/wp-content/uploads/2022/04/ACCORDO-CONFIMPRESEITALIA-SIMEST.pdf. Cliccando qui è possibile visualizzare alcuni dei servizi che SIMEST metta a disposizione delle aziende.

Per la realizzazione del progetto SEE Siciliy Easy Export per l’internazionalizzazione delle imprese Siciliane, Confimprese Palermo ha realizzato il SEE POINT . Per saperne di più clicca qui.

Il Progetto SEE Sicily Easy Export per l’internazionalizzazione delle imprese Siciliane non si rivolge solo alla Cina, ma già dal Work Shop dell’11 e 12 ottobre aprirà una finestra sul mercato spagnolo. Ai lavori sarà presente il Dr Maurizio Di Ubaldo responsebiile della sede di Confimprese Italia in Spagna.

Al Convegno sarà presente il Sindaco di Palermo Prof. On. Roberto La Galla ed il delegato della Camera di Commercio di Palermo ed Enna Dr Nunzio Reina. 

Auspichiamo che la loro presenza sia foriera di una nuova fase e di una nuova attenzione nel rapporto con le imprese locali, che porti ad affrontare con un nuovo spirito i temi dello sviluppo in genere e dei rapporti commerciali con la Cina in particolare, attraverso il consolidarsi dei rapporti di collaborazione tra tutti i soggetti presenti. 

Accordo Confimprese Banca of China

Internazionalizzazione Aziende -Progetto SEE Sicily Easy export

Accordo tra ConfimpreseItalia e Banca of China

Nell’ambito del progetto SEE Sicily Easy Export, finalizzato nei giorni 11 e 12 ottobre finalizzato a favorire l’internazionalizzazione delle aziende Siciliane in particolare di quelle aziende, che pur avendo grandi potenzialità e prodotti all’altezza, non sono strutturate per esportare,  si svolgerà un work shop dedicato all’impatto che l’avvento della moneta virtuale di Stato avrà sull’economia ed in particolare sulle transazioni internazionali.

Il workshop si svolgerà presso I Giardini del Massimo (Piazza Verdi, Palermo) posti all’interno della stupenda location del Teatro Massimo.

Durante i lavori sono previsti incontri b2b tra le aziende, gli istituti bancari e le strutture governative che seguono le politiche di internazionalizzazione, in particolare ICE e Simest

Il work Shop sarà l’occasione per la firma di un protocollo di intesa tra ConfimpreseItalia e Banca of China che tende a mettere a sistema i rapporti tra i firmatari al fine di mettere a disposizione delle aziende tutti gli strumenti necessari a potere esportare ed a favorire gli scambi tra aziende Cinesi ed Aziende Italiane.

Hanno assicurato, tra gli altri, il dott. Jiangxu (Country Head della filiale italiana di Bank of China) ed il dott. Zhang Mingwei (Business General Manager della filiale italiana di Bank of China)la loro presenza la D.ssa Elisa Sales (Advisor to the Deputy Governor Perrazzelli, Banca d’Italia); la D.ssa Attanasio Silvia (Responsabile Ufficio Innovazione in ABI); la D.ssa Camporeale Rita (Responsabile Ufficio Sistemi di Pagamento in  ABI e Vice Chair European Payments Councildello European Payments Council); mentre il Dr dott. Bruno (Direttore dell’Ufficio ICE di Pechino,  si collegherà in video conferenza da Pechino); la dott.ssa  Alicata (senior Relazioni istituzionali e canali indiretti, SIMEST) e la dott.ssa Ingrosso (Relazioni istituzionali e canali indiretti, SIMEST).

Pur nella difficile attuale situazione economica  – ha dichiarato il Vice Presidente Vicario di Confimprese Italia Giovanni Felice – bisogna guardare al futuro e trovare nuovi spazi commerciali per le imprese Siciliane. L’accordo tra Confimprese e Banca of China, la nostra convenzione con Simest e l’impegno ad una attiva collaborazione di tutti i soggetti istituzionali e bancari che stanno collaborando, può rappresentare una leva importante per lo sviluppo delle imprese siciliane. 

Caro Energia. Nazionalizzare per salvare le imprese

CARO BOLLETTE: ConfimpreseItalia evitare una catastrofe economica e sociale.

D’amico: non resteremo inerti ad assistere 

alla chiusura di oltre 800 mila aziende

Chiusure e nuovi disoccupati. 850.000 imprese chiuse. 3,5 milioni di posti di lavoro persi.

il video con la dichiarazione del Vice Presidente di Confimprese Italia  Giovanni Felice

I dati elaborati dal nostro centro studi, sebbene siano fatti su un campione ristretto ma significativo, confermano le fosche, ma purtroppo realistiche, previsioni fatte da altre associazioni.

Nei prossimi mesi 850.000 piccole e microimprese chiuderanno a causa dell’insostenibile peso della bolletta energetica sui fatturati delle aziende. Le cifre, a volte stratosferiche, da sole non rendono il senso della gravità della situazione e la prospettiva catastrofica verso la quale siamo diretti. Il dato che certifica la chiusura delle aziende non è il pur impressionante dato assoluto, ma è la percentuale di fatturato che erode. In alcuni casi arriva al 50%, ma di solito in attività come Forni, Somministrazione, Ristorazionesi attesta su una media del 22% con tetti che arrivano anche al 35%. È evidente che con queste percentuali l’unico approdo per le aziende è la chiusura.  

I costi sociali ed economici

850.000 aziende rappresentano oltre il 16,5% delle imprese esistenti nel febbraio 2022 (5,146 milioni) ,ed i 3,5 milioni  di nuovi disoccupati rappresentano il 15,1% degli attuali occupati (23,15 milioni). Questa mole di disoccupati metterà a rischio la tenuta sociale del paese con danni inimmaginabili in termine di potenziale destabilizzazione sociale. Questa non è la sede per una indagine sociologica, sulla quale saremmo anche disponibili a confrontarci, ma  in questa sede ci preme evidenziare quale è il costo economico che lo stato in generale, l’INPS in particolare dovrà sostenere.

I nuovi disoccupati costeranno in due anni 141 miliardi di €uro

Netto in busta€ 1340,67
Versamento inps ditta e dipendente€ 602,66
Versamento irpef€ 237,00 
NASPI PER SINGOLO DIPENDENTE€ 1.053,67
MANCATO VERSAMENTO IRPEF€ 23,00
MANCATO VERSAMENTO INPS€ 602,65
TOTALE INTERVENTO PER DIPENDENTE  AL MESE€ 1.679,32
NUMERO SOGGETTI INTERESSATI3.500.000
PERIODO INTERESSATO IN MESI 24
COSTO COMPLESSIVO PER MESE€ 5.877.620.000,00
COSTO COMPLESSIVO INTERVENTO€ 141.062.880.000,00

Per effettuare la nostra stima abbiamo preso a base un lavoratore che abbia un netto in busta di € 1340,67.In questo caso, tra azienda e lavoratore versano all’INPS 602,66 €uro e 237 €uro di Irpef, non stiamo considerando l’assicurazione INAIL. Dal momento del licenziamento il lavoratore ha diritto a quella che una volta veniva definita “disoccupazione” che ora è la NASPI. Quello che percepirà, per due anni, a carico dell’INPS, è una indennità di € 1053,67 mensili.

Appare del tutto evidente che lavoratore ed azienda non verseranno più i contributi INPS provocando una minore entrata per € 602,65 mensili, mentre i minori introiti da IRPEF saranno di € 23,00 mensile. 

La somma tra mancate entrate e indennità da versare vale €1679,32 mensile per singolo lavoratore.

Sulla base di questi dati, come evidenziato nella tabella prima esposta, il costo per lo stato supererà, in due anni 140 miliardi di €

Le premesse alle proposte

Prima di presentare le nostre proposte riteniamo opportuno fare delle brevi considerazioni.

Riportiamo integralmente una parte della Costituzione. “Art2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”. Dalla sua lettura ci chiediamo quale sia l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale che stanno dando le società di gestione dei servizi di luce e gas in un momento in cui la mancata fornitura di questi servizi primari lede il diritto al lavoro di milioni di persone.

Vogliamo ricordare a noi stessi che luce e Gas rappresentano sicuramente dei Servizi di Interesse Economico Generale e che per questa tipologia di servizi SIEG, le leggi di mercato posso avere elementi regolatori da parte dello Stato.

In questo momento su luce e Gas c’è una strana considerazione delle leggi di mercato. Un gruppo decide di fissare su una serie di considerazioni più o meno attendibili di fissare il prezzo di vendita indipendentemente da quello di acquisto. Per fare un confronto che quella che è una altra piaga del carovita che non vogliamo affrontare in questa sede, il prezzo della benzina al distributore varia in funzione del prezzo del petrolio al barile. Qui ci troviamo in una condizione che pure se la luce gosse regalata ai distributori si applicherebbe lo stesso prezzo di vendita. A questo esempio potremmo togliere il condizionale. Tutta l’energia prodotta da fonti rinnovabili continua a costare € 0,15 € a KW mentre il PUN Prezzo Unico Nazionale (alla faccia della libera concorrenza) fissato dalla GME Gestore Mercati Energetici di proprietà del Ministero del Tesoro al prezzo attuale di 0,55 € KW. Sarebbe interessante comprendere le ragioni di questo sur plus. Ai 0,55 € fissati dal GSE, le singole società rivenditrici applicano il loro servizio da qui il l’insostenibile prezzo che devono pagare le aziende. Inoltre, bisogna pensare che le previsioni danno il prezzo del Kw ad 1,00 € entro dicembre. Chi è il beneficiario di questo regalo? 

 Stesso ragionamento va fatto per il GAS dove il mercato è fissato non sul valore reale del prodotto ma sulle previsioni del TTF Gas (Title Transfer Facility). In questa sede ci limitiamo a sottolineare che il gas naturale è un bene fungibile uguale indipendentemente dal produttore e che il prezzo medio del Gas (che costa sempre allo stesso prezzo) dopo avere raggiunto un picco di € 125,42 € mwh, ad aprile aveva un prezzo medio mensile di 92,80 e mwh contro i 222,33 €mwh di luglio.

Per noi è chiaro che bisogna intervenire sui prezzi alla fonte e che ogni aiuto possibile intervenendo sui prezzi di vendita più che un sostegno alle imprese sarà un regalo ai produttori o a chi gestisce le reti.

Su questo tema il punto di vista del Governo, ma anche di tutti i partiti è quello di intervenire sul prezzo finale, favorire insostenibili rateizzazioni ed altri provvedimenti he riteniamo inutili e costosi.

Noi pensiamo che il punto che deve guidare una scelta difficile e ponderata deve avere un punto di vista che abbia altre priorità ed un utilizzo diverso delle informazioni.

  • Parliamo di SIEG (Servizi Interessi Economici Generali) di cui imprese e  cittadini non possono fare a meno. 
  • Che ai prezzi attuali la sopravvivenza delle aziende non dipende da capacità proprie ma è legata all’insostenibilità di un servizio che lo stato deve garantire:
  • Che la coesione sociale è a rischio;
  • Che senza un intervento immediato chiuderanno nel breve periodo almeno 850.000 imprese e che ci saranno 3,5 milioni di nuovi inoccupati;
  • Che oltre al danno sociale, forse irreparabile, c’è un danno economico aggiuntivo insostenibile per lo stato di 141 miliardi nei prossimi due anni;
  • Che Comuni, Province, Ospedali rischiano di andare in default; 
  • Che, anche se non è ufficialmente dichiarato, ci troviamo davanti ad un conflitto militare localizzato ma ad una “stato di guerra” economico finanziario di dimensioni mondiali.

Fatte queste premesse, come unica soluzione possibile, noi proponiamo la nazionalizzazione dei servizi di gestione di Luce e Gas.

Dal punto di vista giuridico i trattati europei lo consentono. Basta ricordare che Macron per bloccare la scalata di ENI su EDF la nazionalizzò e che la Germania sta facendo la stessa operazione.

Con questa scelta si può ridurre quella forbice tra 0,15 € del costo dell’energia e lo 0,55 € del Prezzo Unico Nazionale ed inoltre si può/deve a prescindere sganciare il prezzo dell’energia da quello del gas.

Precisiamo che noi non siamo favorevoli alle nazionalizzazioni, ma stiamo parlando di servizi dai quali dipende il futuro del nostro Paese ed è bene che in qualche modo lo Stato eserciti un potere di controllo e di indirizzo. E su questo tema poniamo una domanda. Probabilmente questo potere lo Stato lo ha, ma non lo applica. Ricordiamo a noi stessi che il PUN il prezzo unico nazionale dell’energia è stabilito dalla GME Gestore Mercati Energetici che è di proprietà del Ministero del Tesoro.

Abbiamo citato l’articolo 2 della Costituzione non per un richiamo generico, ma perché nell’applicazione di questo principio si può trovare una soluzione alternativa: un patto tra lo Stato e le società coinvolte nel processo di formazione dei prezzi energetici che ne determini per il periodo necessario, una forte riduzione degli stessi.

Azzeramento dell’IVA su Luce e Gas.

Per le imprese non rappresenta uno sconto, ma una anticipazione che in questo momento non possono sostenere. La riduzione dell’IVA per i privati sarebbe a basso costo in quanto la stragrande maggioranza delle famiglie per pagare le bollette riduce il resto dei consumi. L’IVA che risparmierebbero sulle bollette la pagherebbero facendo altri acquisiti. Valutati i risultati si potrebbe stabilire se rendere definitiva questa misura oppure utilizzarla nella situazione contingente.

Chiederemo alle Massime Autorità Istituzionali dello Stato, al Presidente della Repubblica On. Prof. Sergio Mattarella al Presidente del Consiglio dei ministri Prof. Mario Draghi un confronto sulla situazione in cui versano le imprese e sulle condizioni sociali generali del Paese e sul percorso che abbiamo indicato.

 Da domani avvieremo la Campagna di mobilitazione/informazione porta a porta nell’ambito dell’iniziativa “salviAMO le imprese, SalviaAMOL’ITALIA” 

Avvieremo nei vari territori degli incontri con i rappresentanti territoriali del governo, ma anche con le amministrazioni locali con lo scopo di monitorare l’andamento della situazione.

Non è escluso, se perdurasse l’attuale situazione, la convocazione di una manifestazione nelle modalità che riterremo più opportune. 

Una firma per Salvare il Paese

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Di Seguito la lettera aperta inviata dal Presidente Nazionale di Confimprese Italia Guido D’Amico che affronta il tema del Caro energia e le conseguenze sul sistema imprenditoriale e sociale.

Buona letturainvita a firmare una petizione On Line

Lettera ai miei colleghi

Carissimi Colleghi

insieme a Voi desidero affrontare il tema costo di luce e gas divenuto insostenibile per le imprese e le famiglie.

         Con questa lettera, se ne condividete i contenuti, Vi esorto a mettere una firma per salvare il paese, e cito “il Paese” e non solo le nostre imprese, perché in questo momento, il nostro Paese è in grave pericolo.

In questi giorni l’argomento caro energia è stato trattato nei modi più svariati, anche da tanti nostri colleghi che hanno persino tentato di avviare delle iniziative fai da te. È stato messo in evidenza il costo iperbolico delle bollette, sono stati richiesti interventi, senza che nessuno specifichi che tipo di interventi, è richiesto una specie di miracolo al Presidente Draghi. Neanche dai partiti, sebbene in campagna elettorale, arrivano proposte concrete e di immediata attuazione.

Senza interventi mirati che non possono essere la rateizzazione delle bollette o il credito d’imposta tutte le aziende chiuderanno e vi ricordo a memoria anche di chi leggesse questa lettera e non fosse imprenditore, il perché. 

Abbiamo realizzato una ricerca a campione, sull’incidenza del costo energetico sul fatturato, nel mese di luglio, che solitamente è un mese che nell’economia annuale delle imprese pesa circa il 12%, superiore alla media mensile, del fatturato complessivo, e dai dati, che volutamente abbiamo arrotondato per difetto, emerge  si spiega perché non c’è futuro. é per evitare che questo avvenga che vi chiedo Una firma per il Paese. evitare questo

Per le aziende del commercio l’incidenza dei costi energetici varia tra l’8 ed il 12%, incidenza che spesso è pari o superiore a già gravoso costo di affitto. Negli esercizi della somministrazione senza cucina vale tra il 16%ed il 20%, mentre nelle attività di ristorazione con cucina il valore minimo è pari al 25% ed in alcuni casi supera il 50%. 

È evidente che con questi numeri la gestione è insostenibile per cui chiudere non è una opzione o una scelta, imprenditoriale, ma è un percorso obbligato, al quale senza interventi mirati da parte delle istituzioni, non possiamo sottrarci.

Non possiamo trascurare il dato che riguarda le famiglie perché in una famiglia tipo, luce e gas erodono il 25% della capacità di spesa e che questo dato avrà pesanti ripercussioni sui consumi interni.

Cari Colleghi.

La verità è che siamo in guerra, che siamo nelle mani degli speculatori.

         Che la guerra in Ucraina sia un buon paravento per gli speculatori, non siamo solo noi a dirlo, ci sono personaggi molto più importanti ed autorevoli di noi a confermarlo, tra i quali qualche Ministro. Ma qualunque sia la genesi del Caro Energia, il risultato è che ci troviamo in una situazione finanziaria che, conseguenze fisiche a parte, sta producendo gli effetti collaterali di una guerra e sta mettendo in ginocchio il Paese, ed è evidente che senza interventi immediati la coesione sociale del paese è altamente a rischio.

Se vi scrivo non è per aggiungermi alla pletora di esperti sul tema che pontificano dall’alto senza dare indicazioni, ma per spiegarvi, Cosa proponiamo e per chiedere il Vostro aiuto.

Penso che conveniate con me, oltre che lo certifica l’Unione Europea, che non vi è alcun un dubbio che stiamo parlando di SIEG, “servizi di interesse economico generale” e che pertanto si può derogare alle norme in materia di concorrenza e del mercato in quanto, nell’attuale situazione, imprese e cittadini non avranno più garantito l’accesso a questi servizi di base. 

Nei processi di privatizzazione e di affidamento di questa tipologia di servizi, un pilastro nella determinazione dei rapporti, è la garanzia e l’erogazione del servizio pubblico ed il mantenimento della coesione sociale tanto che, nel caso che le aziende concessionarie per garantire il servizio producano perdite è previsto un intervento di compensazione.

Ora siamo nella situazione inversa, cittadini ed imprese sono soffocati dai costi energetici mentre i concessionari fanno utili pazzeschi, è giunto il momento di riequilibrare la situazione.

         Il Governo, invece di intervenire con provvedimenti palliativi, deve fissare, per un periodo massimo di sei mesi, rinnovabile in caso l’emergenza perdurasse, una tariffa massima per luce e gas che sia proporzionale agli aumenti ISTAT, nel caso in cui i concessionari subissero delle perdite deve intervenire, come determinato dalla Corte di Giustizia Europea, caso Altmark anno 2003, garantendo ai concessionari “un margine di utile ragionevole, sostanzialmente rapportato al costo del denaro, che possa remunerare l’impresa per la perdita relativa all’immobilizzazione del capitale destinato all’erogazione del servizio pubblico”.

Colleghi,

attraverso una petizione chiederemo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed al Presidente del Consiglio Mario Draghi di intervenire con gli atti necessari per il conseguimento degli obiettivi prima proposti. Metti una firma per salvare il Paese

Mi congedo da Voi chiedendovi un impegno particolare nel firmare la Petizione, e vi chiedo di coinvolgere quanti più colleghi, lavoratori e semplici cittadini potete. 

È importante che un gesto semplice ma di grande valore democratico, morale ed impegnativo quale è la nostra firma per noi, possa arrivare ai massimi vertici dello stato portando un messaggio che racconta la tragicità della situazione, con una soluzione percorribile che testimonia la nostra voglia di andare avanti.

Un abbraccio

29 Agosto 1991 muore un Eroe: Libero Grassi. Il mio personale ricordo.

Una delle fote che scegliemmo per le commeorazioni dei primo anni.

Il 29 agosto ricorre  il 31° anniversario della morte di Libero Grassi. Anche pubblicando questo ricordo voglio ricordare, fare una riflessione su quel periodo molto privata. Allora facevo parte della segreteria di Confesercenti Palermo, il nostro Segretario provinciale, Costantino Garraffa, con il supporto di tutta l’organizzazione decise di affrontare il tema del “pizzo” in maniera diretta ritenendolo uno dei motivi di freno dello sviluppo del nostro territorio, ed i fatti successivi dimostrarono che tale tema non riguardava solo Palermo ma anzi, in tema di usura, l’intero territorio nazionale era interessato.

Sin dal 1990 lanciammo l’iniziativa sos commercio, un telefono amico a caI le imprese potevano rivolgersi anche anonimamente. Da Palermo praticamente non arrivavano telefonate mentre ne arrivavano copiose da tutto il territorio nazionale, 

Il 25 aprile 1991 la Repubblica pubblicò i risultati di una indagine di Confesercenti Palermo che evidenziava l’enormità del fenomeno.

Era il periodo in cui nascevano i primi rivoluzionari movimenti antiracket, a Capo D’orlando con Tano Grasso e soprattutto e il periodo in cui sul fenomeno del Racket arriva il ciclone Libero Grassi. 

Sono stati mesi entusiasmanti e sebbene eravamo coscienti dei rischi, pensavamo che la denuncia pubblica, il tenere accesi i riflettori su questo tema ci proteggesse. 

Pochi mesi dopo, scoprimmo che sotto questo aspetto, ci sbagliavamo. Il 29 agosto l’uccisione di Libero Grassi dimostrò nella maniera più tragica possibile, che ci sbagliavamo.

Ai funerali l’unico gesto di resistenza furono le due dita a V del figlio Davide.

Grazie a Libero il movimento mise radici solide. Non è ne il luogo ne il momento di analizzare l’evoluzione del fenomeno e del movimento anti racket passato dal coraggio e la meditazione al merchandising, dalla denuncia alla copertura, ma voglio raccontare qualcosa che dimostra la nostra lucida follia, un gesto che è la prova della coesione che allora avevano le organizzazioni di categoria e per raccontarlo ricorro ancora all’archivio di repubblica.

Potete solamente immaginare lo stato d’animo di noi componenti della segreteria della Confesercenti di Palermo, oltre Costantino e me ne facevano parte il nostro saggio Presidente Nicola Genovese e ricordo con piacere le figure dei Compianti Vito Rinaudo e Alfonso Anzalone, oltre  alla battagliera e mai doma Rosanna Montalto. Cosa fare? E adesso cosa accadrà. 

Visto il pericolo la prima cosa che pensammo era non lasciare solo Costantino. Lo “scortavamo” continuamente, come se questo potesse servire a proteggerlo. Dopo pochi giorni effettivamente, come confermato dall’articolo di repubblica del 3 settembre 1991 Costantino Garraffa ed altri pionieri del movimento antiracket, furono messi sotto scorta

Ogni anno la fine del mese di agosto è per me l’altro compleanno, quello della consacrazione del mio impegno civile, immodestamente dico del mio contributo ad una battaglia civile e ad un atto di resistenza al giogo mafioso e la fonte di ispirazione ad una battaglia che lontano dai riflettori continuo a combattere contro Racket ed Usura al fianco delle categorie più deboli ed emarginate a partire dagli ambulanti.

 Contro il Caro Luce ed il Caro Gas: Chiudere un giorno per non chiudere sempre.

Contro il Caro Luce ed il Caro Gas chiusura di tue le attività per il giorno 6 settembre 2022.

Chiudere un giorno per non chiudere per sempre

Siamo in piena campagna elettorale; una campagna elettorale, è bene ricordarlo, determinata dalla “sfiducia” al Presidente Draghi in un momento complesso, mentre si profilavano i venti di crisi attuali e quando si sapeva che servivano interventi urgenti per sostenere famiglie ed imprese.

Mentre sono in atto evidenti giochi di misera politica legati alla sistemazione propria e di amici e parenti, le famiglie, le aziende e con loro l’intero paese, rischiano di naufragare.

Chiediamo al Presidente Draghi interventi immediati, come ad esempio quello da Lui stesso proposto di sganciare il prezzo della luce da quello del Gas, mettere un tetto ai prezzi massimi che sia un “tetto”sostenibili per famiglie ed imprese, un tetto che non ci frani addosso.

In molti, alcuni lo stanno già facendo, pensano di ridurre produzione e/o orari, Questo sarebbe l’inizio di una resa irreversibile in quanto la diminuzione di fatturati comunque farebbe chiudere le aziende.

Bloccare il caro luce e gas e come neutralizzare una bomba atomica finanziaria che smantellerebbe il sistema economico italiano.

Cari colleghi Chiudiamo un giorno per non chiudere per sempre. Date la vostra adesione 

#chiudiamoungiornopernonchiuderesempre